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- Levian: 11 PC
- Chronos: 5 PC
- Alessar: 3 PC
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La Tomba di Ghartok, luogo nefasto e sventurato, evitato per secoli da ogni essere abbastanza sano di mente da comprenderne la pericolosità, si ritrova conteso da ben tre bande di sciagurati avventori. Lì dentro c'è qualcosa di potente, cantato nelle leggende, il teschio appartenuto al potente campione del Caos, Ghartok.
Gli incauti visitatori si avvicinano alla tomba, sorvegliata da Troll corrotti irrimediabilmente dai flussi caotici che circondano la zona. Fronteggiarli equivarrebbe a compiere suicidio, perciò nessuno tenta manovre troppo rischiose o incerte. Numerose frecce fischiano nell'aria, conficcandosi nelle dure carni dei colossali guardiani, che a passi lenti ma sicuri si avvicinano agli elfi dell'ombra. Dall'altra parte i Discendenti degli Dei tentano di distrarne un altro, con frecce fisiche e magiche. I nani del Caos, preferiscono stazionare dietro le mura della tomba, aspettando il momento opportuno. E mentre si attende, il cielo si illumina, sorprendendo avventurieri e troll: un enorme masso, circondato da un bagliore verde si schianta sulla tomba, frantumandosi in molteplici frammenti.
Mai segno di sventura fu così palese!
Sfruttando la sorpresa generale, il momento opportuno giunge infine per il mago dell'Ombra, che incanalando le sue energie magiche riesce a teletrasportarsi nella tomba, senza farsi notare da altri, se non dal Mago legato a Tzeentch dei Discendenti, che ne avverte il flusso magico. E in quel momento che l'idea per raggiungere l'ingresso della tomba balena nella sua mente: il suo compagno nanico sarà il proiettile perfetto.
L'energie magiche vengono concentrate su di lui, finché un vortice arcano lo avvolge completamente, proiettandolo istantaneamente nella tomba, sotto la guida del mago del caos. Intanto i nani del caos aspettano ancora, e ancora, ma per quanto possono continuare a non far nulla per evitare i troll? Ma finalmente il momento giunge anche per loro, grazie ai Discendenti, che riescono a pietrificare uno dei guardiani dopo numerosi tentativi. Il Toro centauro parte al galoppo, cercando di colmare il tempo perso rispetto agli avversari, entrando nella tomba in cerca dell'artefatto.
Il tempo passa, i guerrieri aspettano con impazienza di vedere uscire i propri compagni dalle viscere della tomba. Sanno bene che c'è una buona probabilità che non lo facciano. Ma ecco, qualcuno riaffiora finalmente dagli antichi cunicoli: è l'elfo dell'ombra, che porta con sé diversi manufatti rinvenuti nelle profondità delle rovine. Ma del teschio nessuna traccia.
Passa il tempo, e un secondo individuo emerge dalle tenebre: è il nano dei discendenti, che si erge innalzando il teschio di Ghartok! Senza dare possibilità ad altri di metterne le mani sopra, i Discendenti si danno alla fuga, lasciandosi dietro troll, nani ed elfi, ormai troppo lontani per accaparrarsi l'artefatto malefico. Nel mentre il toro centauro vaga nei cunicoli, domandandosi come sia possibile che una tomba così famosa sia così vuota e povera...
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Norsca è un posto freddo e brutto. Talmente freddo che l'inverno dura
sempre un intero anno, e talmente brutto che sua madre da piccolo lo
chiamava solo "di mamma". E in questo posto freddo e brutto i figli di
Nagarythe conosciuti come "i Sacrificabili" sono stati inviati in
missione, a cercare solo Asuryan sa cosa. Nessuno in tutta Ulthuan sa
esattamente di cosa si tratti, a parte il solo Re Fenice; gli altri
possono solo fare congetture. C'è chi dice che siano in cerca di perduto
oro nanico, ma i forzieri di Lothern sono già stracolmi; c'è chi parla
di perduti tomi della magia, ma le biblioteche di Hoeth già ne
traboccano; c'è chi infine ipotizza che si tratti di vergini da
sacrificare ai draghi del Caledor, ma nessuno crede più che tali
creature esistano (neanche i draghi).
In questo panorama desolato i Sacrificabili, guidati dall'impavido
Colonnello Angelo, si muovono nell'ombra, sfruttando la copertura
offerta da rocce e alberi; finalmente, dopo un lungo peregrinare
giungono presso le rovine dell'antico avamposto imperiale di Vergate Sul
Membro. Il problema è che non sono i soli ad aver pensato di rifugiarsi
lì per la notte: un gruppo di Nani del Caos ha infatti avuto la stessa
idea, provenendo dalla direzione opposta. Ma non saranno i Sacrificabili
ad avere problemi; tutti sanno che sono infatti i problemi ad avere i
Sacrificabili.
I prodi Guerrieri Ombra si appostano dunque dietro agli edifici
diroccati, in modo da nascondersi alla vista degli avversari (nonché di
qualunque altro essere vivente, morente o anche solo ammalato); il loro
piano è quello di aspettare al varco i botoli cappelluti per piombare su
di loro dalle ombre e rispedirli in braccio a Hashut; tuttavia, l'idea
viene prontamente abbandonata in favore di un approccio più diretto
quando, dopo due ore di attesa e sbadigli, i Sacrificabili realizzano
che i Nani del Caos stanno mettendo alla prova qualsiasi record di
velocità (paradosso di Zenone incluso).
L'asso nella manica della banda viene dunque rivelato: l'anziano
Tessiombra, noto tra i suoi soltanto col soprannome de "il Vecchio", si
stacca dal gruppo principale ed inizia a strisciare lungo i muri, mentre
i suoi commilitoni lo coprono fornendo ai Nani del Caos dei bersagli
mobili per i loro tromboni. La mossa si rivela fruttuosa oltre ogni
previsione anche a causa dei discutibili gusti erotici del Toro
Centauro, che decide di far perdere ulteriore tempo ai suoi facendosi
sodomizzare da un albero diventato improvvisamente dotato di tentacoli.
Ciò consente al Tessiombra di avvicinarsi al massimo al comandante dei
Nani del Caos, e rivelare il suo potere: immergendosi nelle ombre del
muro, egli si dissolve in esse per riapparire non visto altrove. Tipico
dei nati sotto il segno di Cegorach, con Morrslieb in Grifone. Il
Vecchio sbuca così alle spalle del comandante nano, che colto di
sorpresa lo chiama "Isabella"; lo stregone, che era fino ad allora stato
un elfo buono e cordiale, si trasforma immediatamente in un feroce
assassino che affetta il malcapitato. Succede, a quelli dell'Hobgoblin
ascendente Lammasu. Poco importa che a quel punto il Vecchio sia rimasto
da solo in mezzo al nulla, e gli venga restituito il favore da parte
degli irascibili amanti del Nano fatto fuori; l'affronto doveva essere
vendicato (anche se quegli elfi si chiamano "Sacrificabili", non
"Vendicatori").
Disorientati e affranti dal trapasso improvviso del loro capo, i
rimanenti botoli decidono di accelerare la fine delle loro pene terrene
gettandosi in braccio al resto degli elfi, che nel frattempo hanno
formato un perimetro al centro della piazza principale; inizia dunque la
finale olimpica di tiro al Nano del Caos con l'arco lungo, che vede
svariati di essi venire ridotti a puntaspilli. Mentre i pochi superstiti
fuggono, i Guerrieri Ombra calcolano i loro punteggi ed eleggono il
Solcaombre Dillon campione. Vanno poi a raccattare quel che resta del
Vecchio, solo per scoprire che non solo egli è ancora in vita ma
l'essere chiamato "Isabella" ha minato quel poco che restava della sua
salute mentale abbastanza a fondo da farlo infuriare come una faina.
Riescono a trascinarlo via a stento mentre urla "UCCIDETE LE CASE!
BRUCIATE LE DONNE! VIOLENTATE GLI UOMINI!".
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Le terre di Norsca sono invase da una nuova Tempesta del Caos!